giovedì, Marzo 28, 2024

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Manager, HR e lavoratori aggiornatevi sullo Smart Working e il Diritto alla Disconnessione

Questo articolo vuole riprendere il concetto dello smart working e la sua filosofia manageriale moderna e competitiva. Affinché sia efficiente un processo di smart working è essenziale andare a definire e conoscere bene il funzionamento e capire come prevenire le problematiche tra azienda e lavoratore. Per questo ho voluto scrivere un altro articolo a 4 mani, sempre collaborando con il dott. Francesco Sessa Bellucci.

Connessi sempre ed ovunque?

L’evoluzione tecnologica è routine all’interno di aziende e di contesti lavorativi qualificati. L’uso di smartphone, laptop, pc, e-mail, chat e altri programmi si corre il rischio che il lavoratore non abbia più la possibilità di fruire del proprio tempo libero senza l’invasiva presenza del proprio datore di lavoro o collega.

L’utilizzo di questi strumenti di collegamento tra le due azienda e lavoratore ci permette sicuramente una maggiore flessibilità e produttività, equilibrio tra sfera privata e lavorativa ecc. (per approfondimenti vedi lo smart working). Tuttavia bisogna avere un approccio consapevole della tecnologia e andare a capire le derive nell’uso. Infatti il rischio è di essere sempre connessi con il datore e di una certa invadenza della vita lavorativa in quella personale e familiare. Proprio il contrario della filosofia dello smart working.

Diritto alla disconnessione cos’è?

In risposta a questa problematica, nasce e si diffonde il diritto alla disconnessione per lo smart worker, la cui espressione indica proprio il diritto a non utilizzare le apparecchiature che connettono costantemente e senza soluzione relativa alla continuità il lavoratore alla prestazione lavorativa (disconnessione tecnica). Il diritto alla disconnessione nasce dall’esigenza che il lavoratore debba poter staccare la spina dal proprio lavoro ( disconnessione intellettuale) almeno durante il tempo libero, ammesso che l’uso dello smartphone, app di messaggistica istantanea, notifiche, e-mail in tempo reale lo portano ad uno stato di connessione perenne.

Diritto alla disconnessione vuol dire diritto alla irripetibilità

Durante il proprio tempo libero (un diritto, visto che non siamo in una dittatura) bisogna rivolgere l’attenzione verso qualcosa di non lavorativo, ai fini di una ripresa in termini psicofisici, emotivi e cognitivi per evitare il burn-out. Quest’ultimo è un condizione di stress emotivo-cognitivo che ci rende meno produttivi ed infelici, con effetti sul corpo e la psiche.

Dove nasce il diritto alla disconnessione, il caso francese

Il diritto alla disconnessione trova il suo primo riconoscimento legislativo in Francia per tutte le modalità di prestazione di lavoro subordinato e non solo per gli smart workers ,come in Italia. Concetto interessante ed evoluto che considera la strumentazione tecnologica come presente in tutti gli ambienti lavorativi, aspetto realistico e che sarà sempre più evidente con le evoluzioni del mercato del lavoro nei prossimi anni.

E quindi la “Loi du Travail” (“Diritto del lavoro” in francese) prevede espressamente che le aziende con un numero di dipendenti superiore a 50 si impegnino, tramite accordi interni, a regolamentare il tempo libero (quello offline) del proprio personale dipendente. Inoltre viene stabilito che al dipendente non possano essere inviate e-mail, comunicazioni e telefonate al di fuori dell’orario di lavoro, prevedendo una coincidenza tra orario e tempi di riposo e momento di esercizio del diritto alla disconnessione.

Inoltre prevede che al dipendente non possano essere inviate e-mail, comunicazioni e telefonate al di fuori dell’orario di lavoro, prevedendo una coincidenza tra orario e tempi di riposo e momento di esercizio del diritto alla disconnessione.

Perché in Francia sì ed in Italia chissà…

La Francia e l’Italia sono Paesi davvero molto simili tra loro sia come cultura, sia come costruzione dello Stato, abitudini, numero di abitanti, consumi ecc. (non me ne vogliano i nostalgici tifosi calcistici, ma qui si parla di argomenti più elevanti del Mondiale del 2006).

C’è da dire che in Francia, suddette evoluzioni si sono manifestate in un clima spesso agitato e talvolta drammatico. Vale la pena soffermarci su questo punto. “France Telecom è stata al centro di un vero terremoto sociale per l’alto tasso di suicidi tra dipendenti (più di 50 in 3 anni […] rischi legati a un eccesso di stress causato dal troppo lavoro” (qui). Si parlava proprio di rischio di iper-connessione.

Per questo bisogna aggiornare i modelli aziendali in ottica digitale ed innovativa, perché l’uso della tecnologia è fondamentale per rimanere aperti e trattenere i lavoratori più qualificati, ma va fatto con un approccio basato sull’essere umano e responsabile.

Quello che manca forse in Italia è sicuramente un dibattito ed una maggiora consapevolezza da parte degli attori del mercato del lavoro dai lavoratori, ai manager, agli HR, alle istituzioni statali ecc.

Legge sul diritto alla disconnessione in Francia nel 2016

In Francia il diritto alla disconnessione ha acquistato una certa ufficialità con la Legge “El Khomri” dell’ 8 agosto del 2016, dal nome del ministro.

L’articolo L. 2242-8 del Codice del lavoro francese dispone che:

” Le modalità di esercizio da parte del dipendente del proprio diritto alla disconnessione nonché la messa a disposizione dei propri dispositivi che regolano l’utilizzo degli strumenti informatici, al fine di assicurare il rispetto dei tempi di riposo, del periodo di ferie e della vita vita personale e familiare.”

Fino a qui nulla di nuovo, però è interessante la seconda parte dell’articolo che cita che in caso di “In mancanza di accordo, il datore di lavoro elabora un “regolamento aziendale”. In questo caso è possibile anche effettuare un accordo a tre con lavoratore, azienda e rappresentante sindacale in francese “comitè d’entreprise” oppure in mancanza di quest’ultimi, rappresentanti del personale. Lo scopo è in ogni caso quello per definire le modalità di esercizio del diritto alla disconnessione e sensibilizzare ad un’uso ragionevole degli strumenti tecnologici i lavoratori (indirizzo aziendale che deve essere fornito dai dirigenti e quadri).

L’Italia e il diritto alla disconnessione

In Italia il diritto alla disconnessione è oggetto di un accordo individuale legato al lavoro agile/smart working. Per una panoramica giuridica più chiara vedi questo articolo.

La legge maggio 81 del 2017 che:

“L’accordo individua altresì i tempi di riposo del lavoratore nonché le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro”.

Qui emerge subito la pochezza della norma italiana, applicata solo ad un caso specifico di lavoro a distanza. Il diritto alla disconnessione non è un diritto, perché per gli altri lavoratori non esiste. Quelli bravi direbbe che l’efficacia di questo diritto non sia erga omnes (rivolta a tutti) e non sia applicata dunque verso tutte le modalità di prestazione subordinata.

La questione si pone in relazione soprattutto alle “classi dirigenti” che non hanno un lavoro ad ore. In effetti, tutti i dipendenti, in particolare i quadri, dovrebbero poter giudicare autonomamente, in maniera ragionevole, il momento opportuno per collegarsi alla casella mail per controllare l’avvenuta ricezione di una mail attesa o importante e decidere autonomamente se rispondervi o meno.

A tal proposito la normativa italiana , a partire dal suo disegno di legge sembra offrire una maggiore flessibilità al dipendente poiché il diritto si applicherà nei modi e nei tempi stabiliti dalle parti.

Non si esclude che il dipendente nel caso sia un quadro, possa rifiutare tale previsione per una serie di ragioni oppure, al contrario, possa delimitarla col consenso del datore di lavoro. Ergo con qualche lieve aggiunta col fine di prevedere almeno un minimo d’ore in cui esercitare questo diritto e con un estensione di quest’ultimo a tutte le modalità di prestazione lavorativa subordinata, la flessibilità della normativa italiana è apprezzabile a fronte di un appesantimento delle cd. “chartes informatiques” previsto in Francia.

Come concepire il tempo di lavoro

Dunque La legge maggio 81 2017 considera l’accordo individuale piuttosto che una disciplina eteronoma come la contrattazione collettiva, con la possibilità comunque di stipularla ai sensi dell’art.39 della costituzione.

E’ stata necessaria questa aggiunta normativa rispetto a quella del d.lgs n. 66/2003 sull’orario di lavoro normale e straordinario, viste le forti pressioni dei modelli organizzativi per progetti e obiettivi ( es. i KPI) e dei processi di digitalizzazione del lavoro che fanno sì che ci sia un’invasione dei tempi di lavoro durante il momento di godimento della vita privata e familiare.

Il diritto alla disconnessione potrebbe dunque rappresentare una via per affermare una nozione di tempo non -lavoro (il riposo) come “tempo libero dal vincolo della produzione/subordinazione”, in quanto nuove modalità organizzative e produttive hanno determinato lo sfumarsi dei tempi di lavoro ed una costante connessione con le strumentazioni, potenzialmente 24 ore su 24. Sotto questo punto di vista già l’art 2 La direttiva 93/104, recepita nei contesti nazionali, al suo art. 2 definisce l’orario di lavoro in tal senso.

Infatti la disconnessione dallo strumento tecnologico può intendersi come presupposto tecnico per la disconnessione intellettuale, che potrà essere effettiva e non aggirata necessariamente o volontariamente, soltanto laddove sia possibile una disconnessione dal progetto determinato e organizzato dal datore di lavoro.

Tuttavia deve emergere che l’azienda ha tutto l’interesse nell’avere lavoratori tutelati dal diritto di disconnessione perché i processi di burn-out sono alla base della perdita di produttività dei lavorati. In un contesto di mercato la risorsa umana è sempre più un investimento, perché con la sua attività smaterializzata e intellettuale genera valore. Le macchine si possono comprare, ma se tutti abbiamo macchine simili, la differenze è nell’uomo che le usa. #BeYourHero

 

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